I contenitori culturali, negli ultimi tempi il dibattito in tal senso si è particolarmente animato, sono il termometro dello stato di salute di un territorio. La loro presenza testimonia il protagonismo che di fatto quella comunità le riconosce e averne cura, sostenerne la crescita, esprime la reale volontà di una società di investire nella cultura.
“Il rischio di chiusura del teatro Duni – dichiara il vice presidente nazionale della sezione turismo di Confapi e vice presidente vicario di Confapi Matera, Silvio Grassi – oltre a preoccuparci rispetto alla perdita di uno dei più autorevoli esempi di architettura moderna in situ, ci impone un’ampia riflessione su diversi temi. Innanzitutto occorre prendere atto che una città capitale europea della cultura non può prescindere, appunto, dalla cultura e dalle relative infrastrutture che concorrono a sostenerla. Mobilità e contenitori culturali che vanno migliorati, creati, governati. Senza una programmazione che ci dica cosa, come e quando, voltiamo le spalle al nostro futuro.”
“Dalla proclamazione di Matera a città capitale europea della cultura nel 2019 è trascorso già non poco tempo – prosegue il vice presidente vicario di Confapi Matera, Silvio Grassi – e l’assenza di una traccia rigorosa del piano dei lavori e dei lavori stessi, che il dossier si è preoccupato di elencare con certosina dovizia, denota, forse, la poca propensione a volere che questo diventi realtà. Ma a noi spetta la responsabilità e la coerenza di sostenerlo questo percorso, provando a riportare la discussione, pragmatica prima di tutto, su elementi importanti. Tornando al Duni, quindi, e al suo essere “cine teatro” ritengo che sia necessario un ulteriore approfondimento: la destinazione d’uso. Probabilmente avere spazi dedicati offrirebbe l’opportunità di qualificare in maniera più adeguata il contenitore rendendolo idoneo alle caratteristiche richieste. Una riflessione che ritengo sia necessario fare per evitare di formulare risposte che nel tempo si rivelerebbero perdenti. Un cinema e un teatro possono convivere? Quanto, l’innovazione, entrata prepotentemente nei circuiti della cinematografia, può coesistere con i parametri degli spettacoli teatrali? Non ho soluzioni già pronte, ma reputo determinante sollevare un dibattito in proposito e impedire che l’approssimazione pregiudichi, ancora una volta, l’immagine dei questa capitale.”
“Abbiamo la necessità di mettere a riparo il Duni da ipotesi disastrose – rileva il vice presidente Grassi – e cercare di realizzare la candidatura d’area, così come è stata presentata, può rivelarsi determinante. Pensiamo alle opportunità, in termini di numero e qualità di spettacoli, che offrirebbe un circuito dei teatri dell’area murgiana. I costi verrebbero ottimizzati e le occasioni moltiplicate.”
Una città che si presenta all’Europa quale esempio privilegiato di cultura non può non avere un teatro, nuovo, né tantomeno abbandonare strutture che hanno rappresentato e raccontato la sua storia. Occorrono molti spazi culturali, laboratori che sostanzino una narrazione nuova che si nutre di quella passata.