Riforma del codice appalti: sarà la volta buona?
Molinari (Confapi Aniem) chiede la tutela dei fornitori
Chiesto l’intervento dell’ottava Commissione lavori pubblici del Senato
È vero che il sistema di gara perfetto non esiste, tuttavia esiste un’esigenza di semplificazione delle norme e di efficienza degli appalti che non può essere sottovalutata se si vuole ridare slancio ad un settore, quello dell’edilizia, che langue e che più degli altri ha subito la lunga crisi di questi anni.
Con queste parole il presidente della Sezione Edili di Confapi Matera, Michele Molinari, commenta la riforma del codice degli appalti attualmente all’esame del Parlamento.
Finora le continue manipolazioni della normativa hanno alimentato la confusione negli operatori, imprese e stazioni appaltanti, senza peraltro riuscire a risolvere i problemi di trasparenza e lotta alla corruzione che furono alla base della legge Merloni.
A parere degli Edili di Confapi Matera, la categoria più numerosa in seno all’Associazione delle Piccole e Medie Industrie, la riforma, prevedendo un codice snello di 200 articoli, lascia ben sperare nella semplificazione, soprattutto per velocizzare la realizzazione delle opere e accelerare gli investimenti, rimettendo in moto un vasto circuito economico.
Permane tuttavia – afferma Molinari – un certo scetticismo sul fatto che le buone intenzioni trovino riscontro nella realtà dei fatti, perché spesso non sono tanto le norme in se stesse quanto la loro non corretta applicazione che crea le distorsioni a cui siamo abituati.
Inoltre, il rafforzamento dei poteri dell’ANAC, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, dovrebbe garantire maggiore controllo sulla legalità degli appalti, ma la sostituzione del regolamento del codice con le linee guida elaborate dall’Autorità rischia di compromettere la certezza del diritto.
Per quanto riguarda le piccole e medie imprese – conclude Molinari – apprezziamo la norma che prevede il pagamento diretto dei subappaltatori, ma riteniamo che la previsione della suddivisione degli appalti in piccoli lotti, a beneficio delle pmi, debba essere meglio congegnata perché abbia una reale forza cogente.
Ma la proposta più interessante del presidente degli Edili di Confapi Matera riguarda la tutela dei fornitori, ultimo e più debole anello della catena. Infatti, alla scarsa tutela dei subappaltatori si aggiunge la pressoché nulla tutela dei fornitori nei pubblici appalti, aggravata dalla normativa sul c.d. concordato preventivo per la continuità che fa strame della buona volontà di tante piccole imprese di lavorare con onestà.
I fornitori vivono il paradosso di non avere alcuna tutela particolare nel contratto di appalto pubblico, se non quella civilistica, vale a dire la normale procedura esecutiva. Tuttavia, nelle grandi opere è sempre più frequente che le imprese appaltatrici non siano in grado di onorare i propri debiti e chi ne fa le spese, naturalmente, sono soprattutto i fornitori. Nei lavori privati la musica non cambia e le forniture vengono pagate con enorme ritardo.
La solitudine dei fornitori, antico problema, viene adesso alla ribalta. La normativa non li tutela abbastanza. La legge n. 192 del 1998 sulla subfornitura è sostanzialmente inapplicata e comunque non vale per i pubblici appalti. Per questo motivo, Molinari ritiene che sia arrivato il momento di estendere ai fornitori le medesime tutele giuridiche previste per i subappaltatori, quindi inserire nei bandi di gara la clausola del pagamento diretto anche per costoro. Questo sarebbe un significativo passo in avanti per far sentire i fornitori meno soli, salvo poi dover fare i conti con il blocco dei pagamenti imposto dal Patto di Stabilità, dove comunque sono in buona compagnia con appaltatori e subappaltatori.
Per l’inserimento nel codice appalti di una norma sulla tutela dei fornitori il presidente di Confapi Matera, Enzo Acito, ha inviato una nota al senatore Salvatore Margiotta, membro dell’ottava Commissione Permanente lavori pubblici del Senato.
Nella medesima nota Acito ha chiesto che, poiché la riforma limita la progettazione interna, delle stazioni appaltanti, alle fasi di fattibilità e progettazione preliminare, la verifica, ai fini della validazione, dei progetti siano fatte da soggetti qualificati, cioè in possesso delle idonee certificazioni di qualità (ISO 9001 per importi al di sotto dei 20 milioni di euro e UNI CEI EN ISO 17020 per importi superiori) anche per progetti definitivi ed esecutivi redatti da soggetti esterni alla Pubblica Amministrazione.
Matera, 23 novembre 2015