Bisogna intervenire subito con politiche che diano una svolta all’economia del Mezzogiorno d’Italia, questo il commento del presidente di Confapi Matera, Enzo Acito, dopo aver letto le anticipazioni sul Rapporto SVIMEZ che disegna un Paese diviso e diseguale, dove il Sud scivola sempre più nell’arretramento.

Per il settimo anno consecutivo, infatti,  il Pil del Mezzogiorno è ancora negativo (-1,3%). Il divario di Pil pro capite è tornato ai livelli di 15 anni fa. Negli anni di crisi 2008-2014 i consumi delle famiglie meridionali sono crollati quasi del 13% e gli investimenti nell’industria in senso stretto addirittura del 59%. Nel 2014 quasi il 62% dei meridionali ha guadagnato meno di 12mila euro annui, contro il 28,5% del centro-nord.

La fotografia che emerge dell’economia del Mezzogiorno è allarmante. Senza politiche di coesione – sostiene Acito – non si va da nessuna parte. Il Paese o cresce tutto insieme o non cresce affatto.

Confapi Matera ritiene indispensabile procedere senza indugio, da parte del governo centrale, ad attuare quelle politiche di sviluppo sempre promesse e mai messe in campo. Ad oggi abbiamo visto dirottare verso il Nord fondi destinati ad investimenti per il Mezzogiorno. Nulla si è fatto per le grandi infrastrutture, l’alta velocità è prerogativa del Nord e qui da noi ci lamentiamo ancora per la mancanza di collegamenti ferroviari. La stessa Regione Basilicata deve intervenire con estrema urgenza e far sì che vengano messe in campo tutte le risorse finanziarie della programmazione comunitaria 2014-2020, mentre ci si affanna a spendere ancora i soldi della vecchia programmazione.

C’è bisogno di sinergie fra tutti i comparti dell’economia. La Piccola e Media Industria locale è pronta a fare la sua parte, ma necessita dell’intervento propulsivo e di quelle condizioni che solo la politica attraverso la programmazione di medio-lungo periodo può fare.

Condividiamo il pensiero del direttore dello Svimez Padovani quando afferma che “di fronte a una situazione come quella delineata servono politiche di sviluppo, occorre guardare alla “straordinaria esperienza di discontinuità che, nel dopoguerra, aprì la strada all’impetuoso sviluppo degli anni ‘60, con una strategia di intensa politica dell’offerta, mirata ad assegnare al Mezzogiorno il ruolo di fulcro dello sviluppo italiano. Il recupero di una logica “di sistema”, di una “logica industriale”, non ridotta al solo mercato (…) Si tratta, dunque, di ragionare su come ritrovare, Nord e Sud, una strada comune, puntando a non accontentarci di recuperare una crescita “debole”, da cui peraltro le regioni meno sviluppate del Sud rischierebbero di rimanere escluse”.