Il Rapporto Svimez 2014 mette in evidenza un Sud sempre più povero rispetto al Centro-Nord e sempre più lontano dall’Europa, con il Pil lucano in calo del 6% e una regione a rischio desertificazione sia industriale che umana e sociale.
Sei anni di crisi ininterrotta hanno di fatto prostrato l’economia della Basilicata, che si è progressivamente allontanata dal resto del Paese, mentre i Governi che si sono succeduti hanno man mano cancellato il Mezzogiorno dalla propria agenda, rinunciando di fatto a tenere unita l’Italia.
La nostra capacità di investimenti e di consumi si è drasticamente ridotta e l’abbandono di politiche keinesiane ha reso la crisi strutturale e ha tagliato gli investimenti in infrastrutture, privilegiando il rigore rispetto alla crescita e abdicando a perseguire politiche di espansione e monetariste.
Le politiche di coesione sono sostanzialmente fallite e gli squilibri territoriali stanno spingendo i nostri giovani ad emigrare al Nord e all’estero.
Nel silenzio della politica – come diceva Viesti – si è avuta per 15 anni una drastica redistribuzione di risorse verso il Centro Nord del Paese e una perdita di posti di lavoro catastrofica. La presenza di partiti con una forte connotazione localistica e l’ignavia della classe politica hanno prodotto danni enormi al Mezzogiorno.
Intanto, preoccupa il calo degli investimenti nell’industria e nelle costruzioni, che supera il 50%. Le prospettive non sono rosee, come dovrebbe essere alla vigilia della programmazione comunitaria 2014-2020, con prospettive negative per i prossimi due anni, mentre il Governo Renzi prende tempo per i prossimi mille giorni (sic).
L’epoca degli slogan dal sapore di campagna elettorale permanente non è ancora finita. Gli italiani ormai dipendono sempre più dalla réclame e dal motto.