Lavoro e crisi economica:
il coraggio, di pensarla diversamente…
Crisi economica e disoccupazione sono inevitabilmente intrecciate. Le risposte delle istituzioni (nazionali e locali) alla mancanza di lavoro appaiono ancora troppo deboli e parziali.
Come ridare speranza ai giovani? Chi sente la precarietà del proprio posto di lavoro può legittimamente ipotizzare una svolta? Ma poi, in realtà, esiste ancora il mitico “posto di lavoro”? E il principio costituzionale della “giusta retribuzione” è ormai archeologia? Per non parlare dell’articolo 1 e del diritto/dovere al lavoro…
Sono tutte domande che richiedono risposte alternative e non convenzionali, intelligenza e creatività, nessun cedimento alla pigrizia mentale di chi è convinto che non si possa fare altrimenti da ciò che le teorie tradizionali (dello Stato o del Mercato) hanno sempre consigliato di fare.
C’è chi, ad esempio, come Pierre Carniti, con coraggio e ostinazione, continua a parlare e a far riflettere su un principio basilare che ci ha accompagnato nel corso degli ultimi secoli: l’aumento della produttività ha consentito la generale riduzione dell’orario di lavoro. E quindi, anche ora, di fronte ad una poderosa crisi di sistema si deve procedere ad una radicale scelta: redistribuirecon raziocinio e in maniera concordata il lavoro che c’è. Altro non è dato. E’ una proposta provocatoria? Forse.
L’ha scritta in due libri pubblicati per la casa editrice Altrimedia: il primo ”Dove stiamo andando”, con la prefazione di Gad Lerner; il secondo, uscito da poco “La Risacca. Il lavoro senza lavoro” prefazione di Chiara Saraceno.