Le nuove modifiche ai contratti a termine allo studio del governo non sono positive. Confapi Matera esprime parere negativo all’ennesimo cambio di direzione che la disciplina sul lavoro subirebbe a distanza di due anni.

Ogni imprenditore, nella gestione della propria azienda, deve poter valutare i rischi, capire se ci sono i margini e decidere se ne vale la pena oppure no. A patto che le regole siano poche, chiare e valide. Queste ulteriori modifiche, che porterebbero i contratti a tempo determinato da 36 a 24 mesi con una riduzione del numero di proroghe da 5 a 3, finiscono invece per destabilizzare le aziende alimentando dubbi e diffidenze. Perché se già oggi valgono regole differenti a seconda degli anni in cui si è assunto, da domani varrà un ulteriore ordine di regole che sfiancherà la già provata voglia di fare imprese.

È giusto incentivare la stabilizzazione, ma occorre considerare che proprio perché il mercato offre sfaccettature diverse servono strumenti flessibili. I lavori temporanei esistono e proprio per la natura momentanea che li contraddistingue richiede un tipo di contratto a termine. Non si tratta di privilegiare lo status quo, al contrario, quello di cui si ha bisogno è stabilità legislativa. Un quadro di riferimento solido che offra garanzie di certezza a chi opera in contesti fluidi. Lo stallo di immobilismo che ha costretto le PMI all’angolo va rimosso, certo, ma non è sgretolando il quadro normativo che si rimette in moto la ripresa. Partire dall’ascolto delle esigenze delle imprese, capendo che si può crescere solo insieme, imprenditori e personale. Ma se, al contrario, la certezza di avere le risposte produce un atteggiamento di chiusura e si rifiuta di comprendere che a essere in gioco c’è la possibilità di continuare a essere sul mercato in maniera concreta e concorrenziale, di continuare a investire, di continuare a lavorare, allora continueremo a non vedere il problema.