Nell’ambito della Visita Pastorale dell’arcivescovo di Matera-Irsina alla comunità della Parrocchia di Cristo Re, il 19 febbraio Monsignor Salvatore Ligorio è stato in visita presso la sede di Confapi Matera in piazza Mulino.
È la prima volta che un arcivescovo si reca a far visita all’Associazione delle Piccole e Medie Industrie, sollecitando una riflessione profonda su temi di estrema attualità, con cui imprenditori e lavoratori combattono quotidianamente forse senza la profondità di pensiero introdotta dall’alto prelato.
Accolto dal vice presidente vicario Silvio Grassi, dal presidente onorario Carmine Salerno, dal direttore Pasquale Latorre e dall’intero consiglio direttivo, Monsignor Ligorio ha ricordato che ogni comunità che si definisca tale deve avere come obiettivo primario e imprescindibile la coesione sociale fra le sue componenti.
E in questo senso la convivenza nei luoghi di lavoro tra imprenditori e dipendenti – o collaboratori, da cum laboro, lavoro insieme – deve tendere alla coesione dei livelli sociali; questione affrontata anche dalla Regione Basilicata con l’annuncio della redazione del rapporto di coesione sociale.
Una delle caratteristiche principali delle pmi è il rapporto stretto tra imprenditore e lavoratori, considerati la principale risorsa dell’azienda, uniti dallo stesso destino lavorativo. Quando un piccolo imprenditore licenzia, infatti, lo fa a malincuore e come extrema ratio, per non privarsi di una professionalità strettamente legata al contesto aziendale. Tuttavia, in questo periodo di crisi forte e prolungata, la coesione sociale è in pericolo e c’è il rischio che si crei un clima da “si salvi chi può”.
Le piccole e medie imprese hanno radici salde in questo territorio che, tuttavia, continua a perdere i suoi giovani altamente scolarizzati, costretti ad emigrare per trovare lavoro. E in questo senso i Giovani Imprenditori di Confapi sono fortemente impegnati a supportare la creazione di nuove imprese. Sul punto la Diocesi ha già avviato varie iniziative e progetti e favore dei giovani come, per esempio, il microcredito o il “Progetto Policoro”.
La classe politica, purtroppo, non aiuta a creare le condizioni per restare in Basilicata. Di qui la richiesta di aiuto a Monsignor Ligorio perché scuota le coscienze di chi ha la responsabilità della gestione della cosa pubblica.
Occorre, tuttavia, considerare anche la corresponsabilità; la politica necessita oggi di maggiore solidità morale e deve rafforzare il senso del bene comune, alla base dell’azione di ogni amministratore pubblico, ma anche di ogni semplice cittadino; ciò significa che non si può delegare tutto alla politica, ognuno deve essere responsabile sia di se stesso che degli altri, cioè del bene comune. Il rapporto tra laici e cattolici deve considerare anche questi temi.
Tra chi persegue soltanto il consensum gentium e chi ritiene che extra ecclesiam nulla salus, c’è evidentemente una via di mezzo che prende il bene che c’è nell’uomo e lo estende alla società in cui esso vive e lavora.
Grazie a Monsignor Ligorio gli imprenditori materani hanno per un giorno rallentato i ritmi frenetici e si sono fermati a riflettere.