Nel 2013 la crisi ha continuato a mordere in quasi tutti i comparti produttivi, con le dovute eccezioni. La ripresa, dunque, ancora non c’è. Questa è la sintesi della relazione sull’andamento dell’economia nella provincia di Matera, relativa all’anno 2013, presentata da Confapi al Prefetto di Matera, unitamente ad una previsione riferita al 1° semestre 2014.
Immutato, per Confapi, è anche l’elemento distintivo della crisi, caratterizzata da un persistente calo della domanda interna e da una relativa vivacità di quelle imprese che operano sui mercati esteri e che innovano.
Bene dunque le imprese che hanno approfittato della domanda estera crescente, e quelle che, partendo dall’obsolescenza dei macchinari, hanno rinnovato gli impianti. Molte aziende hanno saputo fare un salto di qualità abbandonando produzioni di basso valore unitario e collocandosi su segmenti di produzioni a valore più elevato, mettendosi così al riparo dalla concorrenza estera e riuscendo ad assorbire costi di produzione più elevati rispetto a quelli bassi dei Paesi emergenti.
Se la recessione ha interessato quasi tutti i settori, la flessione più marcata si è avuta nel comparto delle costruzioni, da sempre trainante nell’economia locale. Il settore edile nel 2013 ha perso migliaia di posti di lavoro e le cause sono molteplici: la crisi del mercato immobiliare; la riduzione degli investimenti in opere pubbliche; i ritardi della pubblica amministrazione nei pagamenti alle imprese; il ritardo del varo di importanti strumenti urbanistici nei Comuni; un sistema bancario che non ha supportato a sufficienza il settore, con una stretta creditizia che ha provocato una grave crisi di liquidità nelle imprese.
Risultati negativi hanno riguardato anche i settori del legno, arredamento e mobile imbottito, del tessile, della chimica, dei trasporti, dei servizi alle imprese, il manifatturiero in generale, i servizi di vigilanza e pulizia, il commercio, soprattutto quello al dettaglio no food, grafica, tipografia, editoria, cartotecnica, l’industria estrattiva, i conglomerati cementizi e bituminosi, i prefabbricati in cemento, infissi e serramenti.
I settori che reagiscono meglio alla crisi sono quelli del turismo, dell’agroalimentare e dell’ICT (Information and Communication Technology). Indicatori positivi ci sono anche nella plastica-gomma, nella meccanica e del recupero dei rifiuti. In particolare, l’agroalimentare ha una maggiore propensione all’export e a prodotti di nicchia e di qualità, con un valore aggiunto superiore al passato. In controtendenza e piuttosto attivo sui mercati internazionali, l’agroalimentare è divenuto ormai uno settori di punta dell’economia locale.
Anche il turismo si conferma un settore trainante. Il 2013 è stato un anno di crescita, soprattutto nella città di Matera dove i flussi internazionali sono in forte sviluppo. Inglesi, francesi, tedeschi, spagnoli, ma anche americani, asiatici e scandinavi sono attratti dai Sassi di Matera. Non vanno altrettanto bene, invece, la costa metapontina e le aree interne; la prima non riesce a destagionalizzare i flussi, le seconde non riescono ancora a beneficiare appieno della capacità attrattiva di Matera.
Numeri positivi riguardano anche un variegato mercato di servizi avanzati che ormai fa registrare performance superiori al manifatturiero. I settori in crescita, tuttavia, non sono in grado di assorbire la manodopera espulsa dai processi produttivi del settore manifatturiero, non essendo ad alta intensità di manodopera.
L’industria del legno e mobile ha fatto registrare una contrazione della produzione, una flessione del fatturato e un calo degli acquisti, con una inevitabile riduzione dell’occupazione. In particolare, il mobile imbottito ha sommato alle difficoltà sul mercato interno la fortissima concorrenza internazionale, trovando giovamento solo quelle imprese, di dimensione media, che sono riuscite a puntare sulla qualità e il design dei prodotti anziché sul prezzo di vendita.
Nel distretto del mobile imbottito, quasi del tutto abbandonato il mercato interno, come al solito l’export è la carta vincente e mercati come la Russia e Israele sostengono i fatturati al pari di Regno Unito, Francia, Belgio, Germania e Stati Uniti. Nuovi mercati trainanti si affacciano, come l’India e la Turchia.  
Il settore dell’energia, nell’anno 2012 molto vivace, nel periodo in esame si è praticamente fermato, soprattutto nel settore fonti rinnovabili e alternative, dove una serie di ostacoli normativi e la fine degli incentivi statali sta creando notevoli problemi alle aziende, molte delle quali sono alla ricerca di un riposizionamento di prodotto.
Il mercato del credito bancario si è fortemente deteriorato, sia per la scarsa qualità del credito, che per la riduzione dei finanziamenti alle imprese. In Basilicata la raccolta è superiore agli impieghi, tuttavia la differenza tra domanda e offerta di credito non è dovuta solo alla crisi, ma anche e soprattutto alle condizioni di accesso imposte dalle banche, ad una remunerazione che rimane sempre troppo alta, soprattutto rispetto ad altre regioni d’Italia e dello stesso Mezzogiorno. In altre parole, è vero che le imprese chiedono meno credito, ma a quelle che lo chiedono spesso viene opposto un netto rifiuto da parte delle banche.
In ogni caso, la capacità competitiva delle imprese locali è fortemente ridotta a causa della carenza di infrastrutture materiali e immateriali, della scarsa propensione all’internazionalizzazione, dei bassi livelli di innovazione tecnologica, della sottocapitalizzazione delle imprese, dell’eccessiva burocrazia, della mancanza di servizi efficienti, tutte criticità storiche del nostro territorio. Tutto ciò ha portato a numerose chiusure aziendali, con un saldo negativo di nati-mortalità, come nei due anni passati.  
In questo quadro sostanzialmente negativo, le piccole e medie imprese mostrano grande attaccamento al territorio e restano l’unica certezza di occupazione, sia pure con numeri fortemente ridimensionati. Il 2014 probabilmente sarà un anno di transizione e di lenta preparazione delle condizioni per la ripresa, ma è certo che sono le pmi il motore dello sviluppo in questo territorio.
Il mercato del lavoro è quello che risente maggiormente della crisi, con una perdita elevata di posti di lavoro, più accentuata nel settore delle costruzioni, e con un massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali. Nel 2013 il calo dell’occupazione è stato talmente elevato, che difficilmente potrà essere compensato da una ripresa, per quanto sostenuta. Ancora una volta la domanda riguarda soprattutto figure tecniche specializzate, mentre l’offerta, altamente scolarizzata, propone laureati e diplomati che non incrociano la domanda delle aziende.
Per quanto riguarda le prospettive future, il clima di fiducia tra gli imprenditori rimane pessimista per il primo semestre 2014. Il mercato internazionale tira ma solo se la concorrenza avviene sulla qualità e non sul prezzo. Segnali incoraggianti provengono da una tendenza al rinnovo e all’ammodernamento dei macchinari, ma la propensione ad investire è frenata dalle difficoltà di accesso al credito.
Qualche speranza viene riposta nella nuova programmazione 2014-2020 che tuttavia tarderà tuttavia a portare i suoi frutti. Timide aspettative suscitano le riforme in cantiere del governo nazionale, soprattutto quella della pubblica amministrazione e della burocrazia. Meno convincente appare la riforma del lavoro, con tentativi maldestri di mettere mano all’apprendistato e ai contratti a termine che, tuttavia, necessitano di un restyling.
In definitiva, L’economia della provincia di Matera è ancora troppo dipendente dal mercato interno, da un lato, e dal mercato della pubblica amministrazione dall’altro. Ciò significa che con l’indebolimento della domanda interna dovuta alla carenza di liquidità dei privati e al calo degli investimenti pubblici, chi utilizza la leva estera o ricorre a strategie di innovazione ha prospettive migliori degli altri.
È sostanziale che, in questo quadro con poche luci e pieno di incognite, tra i piccoli e medi imprenditori esiste tanta voglia di tornare ad investire, come dimostra la partecipazione numerosa delle imprese locali ai bandi pubblici in essere, i quali però non sempre riescono a soddisfare le aspettative che creano, sia in termini di risorse finanziarie, sia in termini di tempi di risposta.