L’anno appena trascorso è stato caratterizzato da una profonda crisi che ha interessato tutti i comparti produttivi della provincia, con una flessione più marcata nel comparto delle costruzioni. Questa è la sintesi della relazione sull’andamento dell’economia nel 2012 nella provincia di Matera, che la Confapi ha presentato al Prefetto, come ogni anno in questo periodo.
A differenza di altri periodi recessivi del passato, l’attuale può definirsi una crisi di consumi dovuta a carenza di liquidità, dove cioè il flusso di denaro che mette in moto il circuito economico si è inaridito. La conseguenza è stata il crollo verticale della domanda interna, che ha mandato in rosso i bilanci delle imprese che operano quasi esclusivamente sul mercato nazionale.
Se a ciò si aggiunge la scarsa propensione all’export delle imprese della provincia di Matera, si completa un quadro economico di grande precarietà in cui le imprese hanno potuto sopravvivere soltanto riducendo drasticamente la forza lavoro e privandosi – loro malgrado – di un patrimonio di professionalità e competenze faticosamente accumulato nel corso di tanti anni.
Nel 2012 il Tribunale di Matera ha decretato 21 fallimenti (erano 23 nel 2011), dato dietro cui si celano decine di concordati preventivi, centinaia di chiusure aziendali, migliaia di piccole e medie imprese in sofferenza e un mercato del lavoro sempre più asfittico con un crollo verticale dell’occupazione.
In una situazione generale molto negativa, spiccano tuttavia segnali incoraggianti provenienti da alcuni settori oppure da alcuni mercati di nicchia, con imprese che hanno saputo reagire alla crisi investendo per potenziare gli impianti o per diversificare le attività.
Crescono le imprese che esportano e che innovano e i settori del turismo e soprattutto dell’agroalimentare reagiscono meglio degli altri alla crisi. L’economia della provincia di Matera è ancora troppo dipendente dal mercato interno, da un lato, e dal mercato della pubblica amministrazione dall’altro. Ciò significa che con l’indebolimento della domanda interna dovuta alla carenza di liquidità dei privati e al calo degli investimenti pubblici, le carte vincenti sono l’internazionalizzazione e l’innovazione.
Come detto, la recessione ha coinvolto praticamente tutti i settori, con una particolare gravità in quello delle costruzioni. Il settore edile ha fatto registrare nel 2012 le maggiori perdite occupazionali e le cause sono da ricercarsi non solo nella crisi del mercato immobiliare e nella riduzione degli investimenti in opere pubbliche, ma anche e soprattutto nel meccanismo perverso del Patto di Stabilità Interno, che costringe le pubbliche amministrazioni a i lavori e le forniture dopo un anno circa.
Male sono andati anche i settori del legno, arredamento e mobile imbottito, del tessile, della chimica e plastica-gomma, dei trasporti, dei servizi alle imprese, il manifatturiero in generale, i servizi di vigilanza e pulizia, il commercio, soprattutto quello al dettaglio no food, grafica, tipografia, editoria, cartotecnica, l’industria estrattiva, i conglomerati cementizi e bituminosi, i prefabbricati in cemento, infissi e serramenti.
Performance positive, invece, vengono soprattutto dall’agroalimentare, che ha una maggiore propensione all’export e a prodotti di nicchia e di qualità. In controtendenza e piuttosto attivo sui mercati internazionali, l’agroalimentare è divenuto ormai uno settori di punta dell’economia locale.
Anche il turismo si conferma un settore trainante, anche se il turismo balneare della fascia jonica ha subito un calo dovuto non solo alla crisi di consumi ma anche ad una minore attrattività del territorio, dove l’erosione costiera ha indotto molti tour operator a preferire territori viciniori e concorrenti. In parte ha inciso negativamente anche l’introduzione di balzelli dannosi, come l’imposta di soggiorno, che ha indotto i “gruppi” a privilegiare altre destinazioni.
Nel 2012 c’è stato un aumento degli arrivi, ma un calo delle presenze, cioè dei  pernottamenti, a dimostrazione che, soprattutto nella città di Matera, il turismo è ancora del tipo “mordi e fuggi”, con un basso di livello di utilizzo degli alberghi.
Segnali positivi giungono anche dal settore ICT e terziario avanzato, dall’industria meccanica e termoidraulica, della tecnologia ambientale, delle macchine elettriche ed elettroniche, degli impianti tecnologici, recupero materiali plastici, servizi di progettazione, sviluppo sistemi software, organizzazione di eventi, energia.
Il distretto del mobile imbottito si è fortemente ridimensionato rispetto al passato. Come al solito l’export è la carta vincente e mercati come la Russia e Israele sostengono i fatturati al pari di Regno Unito, Francia, Belgio e Stati Uniti. Nuovi mercati trainanti si affacciano, come l’India e la Turchia. La domanda, infatti, si sta spostando dal mercato italiano a quello estero e dai mercati tradizionali verso i mercati in espansione dei Paesi emergenti.
Il mercato del credito bancario si è fortemente deteriorato, sia per la scarsa qualità del credito, che per la riduzione dei finanziamenti alle imprese. Tuttavia, non è solo la crisi ad avere ridotto la domanda di credito, ma anche e soprattutto l’atteggiamento eccessivamente restrittivo delle banche che hanno ridotto gli impieghi e, dopo avere attinto a piene mani ai prestiti a tassi di favore della Bce, preferiscono investire in titoli di Stato dal rendimento elevato e garantito, piuttosto che erogare denaro alle imprese e, quindi, sostenere l’economia reale.  
La situazione più disastrosa si avverte sul piano occupazionale, con una perdita secca di numerosi posti di lavoro, soprattutto nel settore delle costruzioni, e con un massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali, compresa la cassa integrazione in deroga. In Basilicata un giovane su due è senza lavoro. Le imprese hanno bisogno di giovani, i cui picchi di entusiasmo sono esaltanti; ma la riforma del lavoro ha deluso le speranze riposte nel rilancio dell’apprendistato, considerato il principale strumento di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.
Il clima di sfiducia è cresciuto tra le imprese e per il 2013 permane un sostanziale scetticismo sulle possibilità di una reale ripresa.
Alla vigilia della programmazione della spesa dei fondi comunitari per il periodo 2014-2020, occorre che i soggetti istituzionali a vario titolo coinvolti colgano l’occasione per una destinazione delle risorse ad una spesa per interventi mirati e non dispersi in mille rivoli dal sapore elettoralistico e propagandistico, fonte solo di consenso elettorale ma non di concrete ricadute per il sistema socio-economico della provincia di Matera.