La riforma del Titolo V della Costituzione non è stata ancora approvata; il progetto della macro-regioni è di là da venire; la soppressione delle Province è ancora in discussione; eppure la Basilicata – pezzo dopo pezzo – viene cancellata di fatto da una serie di azioni concentriche che trovano il loro coronamento nel decreto Sblocca Italia e cui la classe dirigente lucana non riesce ad opporsi efficacemente.

Per il presidente di Confapi Matera, Enzo Acito, è in atto una cancellazione praeter legem della regione, la cui unità politica e istituzionale è fortemente a rischio, dopo avere minato alle basi quella economica e sociale.

Se due parlamentari accorti, di opposta estrazione politica, come Latronico e Folino, mettono in guardia dal disegno di eliminare la Basilicata, vuol dire che è necessario fare fronte comune e non abbassare la guardia. E qui il federalismo o il centralismo c’entrano poco; non è tanto importante chi gestisce le risorse quanto come queste vengono gestite; per esempio nessuno pensi di concedere autorizzazioni alle estrazioni off shore in una regione vocata al turismo. Sarebbe evidente la stridente contraddizione di uno Stato che eroga cospicue risorse pubbliche per finanziare la realizzazione degli insediamenti turistici sulla fascia jonica ed, in seguito, autorizza le estrazioni in mare, innescando la conseguente desertificazione turistica.

Oggi Telecom, Enel, Italgas, Banca d’Italia, Sezione distaccata di Pisticci del Tribunale, Corte d’Appello, Province, Camere di Commercio; domani lo scempio fisico del territorio dopo quello politico; una violenza cui assistiamo impotenti.

Per Enzo Acito – a proposito del decreto Sblocca Italia – il territorio non deve essere svenduto e la dignità dei lucani non deve essere calpestata nel nome di non meglio definiti interessi nazionali. Non è solo una questione economica, è in gioco la salute dei cittadini lucani e la salvaguardia dell’ambiente e del territorio, valori che non possono essere barattati con il superiore interesse.

Riformismo non significa riformare ad ogni costo, ma significa migliorare le cose che non vanno, avendo di mira le priorità. In Italia, di fronte ad un’emergenza sociale ed economica, diamo la priorità alle riforme cosiddette istituzionali (superamento del bicameralismo perfetto, legge elettorale). Questa è la nostra cultura politica: occuparsi del Senato e dell’Italicum mentre le aziende chiudono e i giovani sono senza lavoro. Anteporre la politica degli annunci e degli slogan ai fatti concreti. Privilegiare i tempi lunghi delle riforme istituzionali mentre l’economia non aspetta. L’Europa non comprende le nostre finte riforme e i mercati ci voltano le spalle.

Il decreto Sblocca Italia non è una riforma, perché la maggior parte delle opere che dovrebbe sbloccare non sono immediatamente cantierabili. Il Jobs Act aumenta il dualismo nel mercato del lavoro. La Garanzia Giovani è un flop gigantesco. La riforma della giustizia dimentica le cause di lavoro. La riforma della scuola non va oltre l’effetto-annuncio. I beni culturali sono trattati con la deregulation. La pubblica amministrazione è il capro espiatorio di tutti i mali.

Il “ricatto” del Governo sulle royalties del petrolio e il Patto di Stabilità, dimentica il contributo dato dalla Basilicata al fabbisogno energetico nazionale e calpesta la dignità di tutti i lucani.

Non si può barattare lo sviluppo della Regione con un consistente aumento delle estrazioni petrolifere. Vogliamo superare i vincoli del Patto di Stabilità per non far chiudere le nostre aziende senza cedere al ricatto del Governo? Sforiamo il Patto di Stabilità, sull’esempio della Puglia.

Il presidente di Confapi Matera rinnova l’appello alla classe politica dirigente della Regione ed invita le altre associazioni imprenditoriali perché ciascuno per le proprie competenze difenda a tutti i costi l’interessere di questo territorio.