Continua l’anno nero delle imprese. Nel 2014 i fallimenti decretati dal tribunale di Matera sono stati quasi il doppio dell’anno precedente: 34 a fronte di 18 del 2013. Un dato funesto soprattutto se letto nel contesto complessivo delle 143 istanze presentate.
Forse suonerà pessimista e sconfortante, ma Confapi Matera l’aveva “predetto”. Una previsione oggettiva sostenuta da argomentazioni che purtroppo continuano a essere ignorate. Il dramma delle imprese che falliscono è l’episodio finale di una serie di fattori. Se il sistema economico locale sconta problemi evidenti, il dato infrastrutturale non è poi così superato, e a queste si aggiungono le difficoltà di accesso al credito e l’assenza di idonee politiche per le imprese, è naturale che il trend delle chiusure non potrà che registrare ancora una volta il segno meno.
La fragilità del nostro territorio penalizza più del dovuto le aziende, eppure le dimensioni contenute e le incredibili risorse dovrebbero facilitare l’individuazione di strategie adeguate a superare lo stallo in cui la crisi ci ha fatto sprofondare. Invece scontiamo un silenzio assordante che va ben oltre quei 34 fallimenti che nascondono, forse lasciano solo intuire agli attenti e onesti osservatori, un sottobosco davvero tragico fatto di grandi sofferenze. Perché i fallimenti sono solo la punta dell’iceberg; esistono, infatti, centinaia di piccole imprese che, anche se non falliscono, sono in grossa difficoltà, come dimostrato dai molteplici licenziamenti e dal lievitare del numero delle ore di cassa integrazione guadagni che nel solo mese di novembre, rispetto ad ottobre, hanno registrato un incremento del 159,6%. A questo si deve aggiungere l’aumento dei lavoratori in mobilità e di contratti di solidarietà. Insomma, lievitano le misure tampone.
Ancora una volta sono le piccole e medie imprese quelle che, insieme ai dipendenti, pagano il prezzo più alto della crisi. Il peso dell’indebitamento bancario, l’aumento delle difficoltà di incasso sulle forniture e i lavori, il crollo degli investimenti, l’usura in agguato, raccontano il default di un intero territorio.
Le politiche difensive che finora hanno consentito di mantenere la coesione sociale non sono assolutamente più sufficienti. Per Confapi Matera non è più procrastinabile la definizione di un piano di misure urgenti che rilancino il tessuto delle piccole e medie imprese locali. Forse è proprio arrivato il momento che il disegno di sviluppo contenuto nel dossier Matera2019 si realizzi.