Roma, 30 maggio 2013 – Si è svolta oggi alla Camera dei Deputati, presso la VI Commissione Finanze  XI Commissione Lavoro Pubblico e Privato, l’audizione di CONFAPI in merito alla conversione del Decreto-Legge 21 maggio 2013, n. 54. Tra gli argomenti affrontati, l’Imu, che secondo la Confederazione della piccola e media industria  dovrebbe essere sospesa anche per i capannoni industriali. “Si tratta infatti  – sostiene Confapi – di un ulteriore aggravio economico rispetto a quello già affrontato lo scorso anno, con rincari che arrivano, in alcune aree, a superare il 50% a causa dell’aumento dell’ aliquota di riferimento. Il pagamento dell’Imu oggi può incidere considerevolmente sulle imprese che lottano tra mille difficoltà e magari con crediti non pagati per la loro stessa sopravvivenza”. Confapi ha sottolineato che i vantaggi che si trarrebbero dall’eliminazione o da un netto alleggerimento di questa tassa sui capannoni industriali, in termini di benefici per i cittadini italiani, sarebbero addirittura maggiori rispetto alla semplice eliminazione sulla prima casa producendo lavoro ed occupazione.

Per quanto riguarda il contenimento della spesa pubblica,  Confapi ritiene doveroso e prioritario la riduzione del debito attraverso un immediato taglio del costo della burocrazia e della politica. La razionalizzazione della spesa potrebbe favorire l’impiego di nuove risorse da mettere in campo per sostenere tutte le misure volte ad incentivare la crescita della competitività e della produttività.

Inoltre Confapi, pur apprezzando la volontà del Governo di rifinanziare gli ammortizzatori sociali in deroga, ha espresso la propria contrarietà circa l’idea dell’utilizzo delle risorse destinate alla formazione e alla produttività dei contratti di secondo livello, per la copertura della cassa integrazione in deroga. “E’ un’ipotesi – ha sottolineato la Confederazione – che priverebbe le imprese ed i lavoratori di fondamentali strumenti per il rilancio e la competitività, oltre che per la qualificazione e la crescita professionale”.

Infine, Confapi  ha auspicato che l’esperienza sinora adottata in tema di politiche passive venga ora affiancata da un’importante azione di politica attiva da intendersi come investimento per il mantenimento del tessuto economico e professionale del Paese. “Servono misure coraggiose – sostiene Confapi – per  garantire un futuro alle attività imprenditoriali. In particolare, è indispensabile alleggerire la pressione fiscale, previdenziale e creditizia. Pertanto, sarebbe strategico poter investire le risorse che l’azienda è chiamata a versare allo Stato e agli Enti Previdenziali. Ciò potrebbe avvenire attraverso uno slittamento dei termini di pagamento correnti, con una moratoria, simile a quella già definita con gli Istituti di Credito, con percentuali variabili rispetto alle realtà dimensionali. Lo Stato si troverebbe quindi ad investire nella capacità dell’impresa e dell’imprenditore che intende proseguire nell’attività, mantenendo posti di lavoro, con conseguente risparmio dei costi”.

 

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