Analisi congiunturale II semestre 2014:
“Bicchiere ancora più vuoto, le imprese stentano a sopravvivere”

Sembrava che lo stato di salute delle PMI italiane stesse migliorando e gli auspici che queste avessero ripreso la strada della crescita aveva riportato in auge un cauto ottimismo. L’analisi congiunturale del II semestre 2014 effettuata dalla Confapi nazionale, però, azzera questa fotografia del Paese che risulta, invece, ostaggio di saldi negativi.
Nel 2014 si registra un calo della produzione, degli ordini e del fatturato, uno stato di complessiva fragilità che porta le imprese ad adottare un atteggiamento di maggiore prudenza che, nei fatti, si traduce con uno stop degli investimenti che rallentano o perdono quota. La crescita è stagnante con un 36,2% delle aziende che lamenta un sensibile peggioramento; la produzione segna un saldo negativo del 18,35% peggiorata sensibilmente rispetto alla precedente rilevazione. Un dato che evidenzia il calo più sensibile nel mercato domestico più debole rispetto a quello europeo, che seppur in crisi risulta comunque più vivace.
Nell’attuale fase congiunturale anche la disoccupazione, di conseguenza, è tornata ad aumentare. Se il 74,5 delle imprese non ha né assunto né ha interrotto rapporti di lavoro, il 17,09 ha effettuato tagli all’organico e solo l’8,86% ha effettuato nuove assunzioni ma prediligendo la tipologia del contratto a tempo determinato. Dunque una forte incertezza e stallo economico che non incentiva ad assumere: “manca una spinta più virtuosa che possa permettere di creare nuova occupazione”.
Segno meno anche per gli investimenti, per quelli materiali calano dal 13,9% al 9,6%, per quelli immateriali dati stabili sul fronte della ricerca (10,4%) ma diminuiscono quelli in formazione e quelli in marchi. Un elemento interessante risulta essere l’aumento (pari a un + 3,5%) delle risorse in materia di certificazione.
“Il quadro che emerge – conclude il direttore di Confapi Matera, Franco Stella – mostra uno status quo pesante che si aggrava alla luce di una ulteriore considerazione. Dato che il campione di indagine fa riferimento a 2400 imprese di cui oltre il 66% ubicate al Nord, dove le dimensioni e le condizioni attutiscono i rilievi negativi, è facile intuire come le poche percentuali positive o invariate appartengano a quel tessuto imprenditoriale, lasciando il Sud in uno stallo assolutamente critico. Considerando come le modalità di accesso al credito non siano migliorate, risulta urgente intervenire con misure straordinarie concrete, solo il 9,52% degli intervistati ha dichiarato di avere fatto ricorso a finanziamenti pubblici evidenziando così la poca rispondenza delle iniziative statali alle reali esigenze delle imprese. Solo così si potrà sostenere l’internazionalizzazione delle imprese che, per tornare a crescere, devono intercettare all’estero i segnali di ripresa della domanda che, internamente, continua a calare.”