Con una nota inviata al ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Stefania Giannini e al rettore dell’Università degli Studi della Basilicata Aurelia Sole, il presidente di Confapi Matera Enzo Acito ha rivolto un “accorato appello” perché si riveda la decisione di sopprimere il corso di laurea in Ingegneria Civile e Ambientale nella sede di Matera e di concentrare tutti i corsi di Ingegneria nella sede di Potenza.

“Ritengo che tale decisione comporti diverse conseguenze negative”, scrive Acito nella lettera inviata per conoscenza anche al presidente della Regione Marcello Pittella. “In primo luogo per gli studenti e per le loro famiglie, da un lato costretti a sobbarcarsi un aumento dei costi, dall’altro posti di fronte alla scelta se emigrare in altre Università più vicine di Potenza (es. Bari)”.

“In secondo luogo per le imprese che operano nei settori di riferimento, perché con tutta probabilità gli ingegneri civili ed ambientali laureatisi altrove decideranno di non tornare a Matera, con un ulteriore impoverimento del nostro già misero territorio”.

“Inoltre, più in generale, per il nostro sistema universitario, per quello che esso significa in termini di cultura in una città candidata a diventarne capitale europea per il 2019 e per i nostri giovani, che vedono ridursi sempre di più le speranze in un roseo futuro”.

“Infine, ricordo che il tema dell’ambiente è molto sentito nel nostro territorio, come è dimostrato dalla presenza di centri di eccellenza quali CNR e Agenzia Spaziale Italiana, intorno ai quali si sta sviluppando un tessuto di piccole e medie imprese che richiedono figure professionali qualificate, quindi con concrete prospettive occupazionali”.

“Tale decisione anticipa, in un certo senso, gli effetti negativi dei costi standard introdotti dalla c.d. riforma Gelmini, che prevede che i finanziamenti agli atenei siano proporzionali al numero degli studenti. Studenti che, con tutta probabilità, diminuiranno ancora, con buona pace dell’Università della Basilicata, della cultura, del progresso sociale ed economico e di tutti noi lucani”.

La frase <migliorare i servizi razionalizzandone i costi> è un ossimoro, una contraddizione in termini, laddove il taglio draconiano dei costi e la riduzione dei finanziamenti basata sul metodo dei costi standard peggiorano notevolmente la qualità dei servizi medesimi.

Finanziare gli atenei in base al numero degli iscritti significa squalificare lo studio e l’università, significa alimentare facili promozioni per ridurre il numero dei fuori-corso. Per fortuna l’Università della Basilicata finora ha dimostrato estrema correttezza, come si evince dall’elevato numero degli studenti fuori-corso. Ma fino a quando potrà resistere?

L’università è il futuro dei nostri giovani; i giovani sono il nostro futuro. L’università è cultura; nella candidatura a capitale europea questo è un punto di svantaggio rispetto ai nostri concorrenti.